Rassegna stampa | Albatros Magazine: Musica sotto le stelle di Umberto Garberini

Il pianista Dario Candela ha celebrato la ricorrenza del 250esimo anniversario della visita di Mozart quattordicenne a Napoli: vero e proprio viaggio di formazione, alla scoperta delle radici musicali d’Europa, nel confronto con maestri del calibro di Domenico Scarlatti e Domenico Cimarosa. Colori pastello e verve mediterranea si sprigionavano in pagine brevi in un unico movimento, confluendo l’una nell’altra con naturalezza, come una suite settecentesca; l’uso sobrio del pedale di risonanza, la varietà degli affetti e la fluente ornamentazione richiamavano atmosfere barocche, che preparavano la maggiore complessità degli esiti mozartiani. Le celebri Sonate K 330 e K 283, culmine del percorso, erano qui presentate in tutta la loro libertà e veste stilistica smagliante, che ne esaltava la perfezione e la gioiosa inventiva musicale. Nel bis, infine, due saggi di puro pianismo: il sognante “Claire de lune” di Debussy e il travolgente “Presto” dai “Sei Momenti musicali” di Rachmaninov. Con il suggestivo titolo “Riflessi dall’Oriente” il duo pianistico a quattro mani formato da Antonello Cannavale e Maria Libera Cerchia ha proposto un programma ricco di esotismo e riferimenti poetico-letterari: a partire da “Bilder aus Osten” di Schumann, sorta di goethiano “Divano occidentale-orientale” in musica, idealizzazione di mondi e paesi lontani, fantasticamente vagheggiati come un paradiso perduto e un simbolo di bellezza; ma il viaggio è tutto interiore, nel segno di un romanticismo tenero e appassionato, affrontato con slancio, per un’intesa e un feeling immediati che si ritrovavano in quell’inno all’amore che sono i “Liebeslieder-Walzer” op. 52 di Brahms: diciotto piccoli brani pieni di grazia e maestria, in origine concepiti anche per quartetto vocale nello spirito delle “schubertiadi”, ondeggianti fra danza viennese e sospiri del cuore. Non ne fu indifferente lo stesso Dvorak, nelle sue scalpitanti “Danze slave” (eseguite l’op. 72 n. 1 e n. 8, nel bis l’op. 46 n. 1), per una rilettura dal sapore orchestrale e schiettamente nazionalistico. 

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